Che cos'è il perdono? La definizione
che viene comunemente data asserisce che perdonare è l'atto
attraverso il quale la persona dimentica il male ricevuto e rinuncia
all'odio e alla vendetta. Ma se si trattasse realmente di un
dimenticanza (volontaria o effetto del tempo che passa) allora il
perdono si ridurrebbe ad una ignoranza, cioè ad una conoscenza
incompleta della persona perdonata e della realtà, la quale invece va sempre affrontata con apertura di spirito e mai evitata. Dunque il
perdono dovrà essere frutto di una comprensione profonda dell'altro,
dei suoi atti e delle motivazioni e dinamiche che lo hanno spinto a
compiere un'azione che ci ha ferito o procurato del male.
Una “comprensione profonda”, cioè
un atto che coinvolge sia l'intelletto che il cuore. Come essere
umani non siamo sempre capaci di vedere tutte le ragioni che
sottendono un'azione e ancor meno di capirle quando il ragionamento è
trasportato dalla rabbia e dal dolore; per questo l'uomo non riesce
sempre a perdonare. Tuttavia trattandosi di un atto che
coinvolge anche il cuore, il perdonare può essere facilitato dal
sincero pentimento di colui che reca del male e in modo particolare
dall'amore che si nutre per costui. Infatti il perdono appartiene
all'amore a causa dell'essenza di quest'ultimo: l'amore è proprio la
risposta alla bellezza complessiva di un individuo la quale brilla
per colui che ama nonostante i difetti dell'amato.
Proprio perché si tratta di un atto
volontario di comprensione e non di semplice dimenticanza, il ricordo
del torto ricevuto ritorna alla memoria anche con il passare del
tempo, accompagnato dal sentimento di dolore da esso causato; per cui
il perdono non sarà mai una fatica definitiva, ma un atto che deve
essere costantemente rinnovato.